Anna aveva solo due anni quando se ne è andata. E’ annegata in piscina, a casa di amici, qui a Dubai dove per motivi di lavoro viviamo da circa sei anni. Sono bastati cinque minuti di distrazione e un’ambulanza che non arrivava mai, era il 18 Settembre del 2009. Anna era una brighella, vivace e dal carattere molto forte e indipendente; non ha avuto paura ad uscire di casa sola all’imbrunire e a mettersi a giocare attorno a quella piscina, per poi caderci dentro. A noi rimane la grande fortuna di averla avuta, la sensazione precisa che a modo suo sia ancora qui con noi e la certezza di poterla riabbracciare un giorno. Di fronte alla tragedia della morte di un bambino piccolo si rimane ammutoliti, poi ci si arrabbia, quindi si crolla. Diventa umanamente impossibile stabilirne il significato. Ci si guarda dentro, ma non si trovano le risposte e quello che prima ci sembrava importante e sensato, ora diventa zavorra inutile. Dopo la disperazione e il dolore che ti fanno toccare il fondo, capisci che l’unica cosa cui la morte dà spazio sono gli affetti, l’altruismo, l’amicizia, l’amore per l’altro, cose che normalmente si vivono con distacco, dall’alto di un atteggiamento di sufficienza, convinti di bastare a se stessi. Eppure qualcosa è successo e grazie a Giulio, amico di Pierluigi il papà di Anna, in India c’e’ un orfanotrofio dedicato alla piccola brighella. Ebbene, la morte della nostra piccola Anna ha avuto la capacità di scuotere gli animi, di mettere in moto azioni e comportamenti autentici, di riallacciare vecchie relazioni che sembravano perse, di toccare il cuore delle persone e di metterle tutte insieme a lavorare per qualcosa di importante e bello e significativo. Per motivi di lavoro Giulio frequenta l’India da parecchi anni, e durante uno dei suoi viaggi è entrato in contatto con la realtà di una famiglia che a sud di Bangalore (esattamente nella periferia di Salem) da anni si occupa di 57 bambini (16 maschi e 41 femmine) che ha raccolto dalla strada. Vivono tutti assieme in 2 stanze, dormono per terra e mangiano riso una volta al giorno. Però non sono più sulla strada e questo e’ già tanto. Giulio, l’amico di Pierluigi che ci ha messo in contatto con queste persone e che da anni le aiuta, assieme ad un amico-collega indiano, si e’ interessato dell’acquisto e ora della costruzione di un vero e proprio stabile in muratura, un posto sicuramente più adatto dove alloggiare e far crescere i bambini. Al momento della registrazione e legalizzazione di questa struttura, di modo che le autorità locali fossero informate e dessero le autorizzazioni necessarie a procedere secondo le leggi del posto, Giulio ha deciso di chiamare l’orfanotrofio con il nome di Anna. Esisterà quindi presto una casa protetta, gestita dalla famiglia che da sempre se ne occupa, chiamata Anna Rizzotto. Pierluigi e’ appena tornato proprio da quel posto dove ha portato 150 chili di vestiti usati che abbiamo raccolto qui a Dubai grazie all’aiuto di alcune famiglie, cancelleria, articoli per la pulizia personale, giochi. Con lui c’erano appunto Giulio e il suo collega indiano (originario proprio di quel posto e da sempre legato all’orfanotrofio). Strada facendo hanno comprato 150 chili di riso, altrettanti chili di lenticchie, olio e malto. Questo e’ quello che mangiano i bambini ogni giorno, tutti i giorni, tutto l’anno. L’incontro con i bambini e’ stato emozionante. Li aspettavano e assieme hanno scoperto una targa commemorativa dedicata ad Anna e inaugurato l’inizio dei lavori della nuova struttura. Chi vorrà salire sul carro di questa avventura assieme a noi, sarà il benvenuto…..non assicuriamo alcuna comodità, però assieme terremo vivo il ricordo di Anna e daremo un senso alla sua partenza. Attraverso questo sito raccoglieremo fondi per la costruzione dell’orfanotrofio ed il mantenimento dei bambini. Con l’aiuto di tutti ce la faremo, grazie fin d’ora a chi vorrà contribuire.
Valeria, mamma di Anna